top of page
Immagine del redattoreCaffè Leopardi

Voglia di annegare: le 'Memorie dal sottosuolo'

Aggiornamento: 14 giu 2019

Quante volte abbiamo il bisogno di chiudere le nostre orecchie ad ogni rumore esterno?


Quante volte ci sentiamo sprofondare negli abissi più reconditi del nostro Io, continuamente

annientati da domande senza risposta?


Quante volte necessitiamo di scappare, di evadere da una realtà che non ci vuole o magari non vogliamo ci appartenga?


Tutto questo, tutta la serie interminabile di contraddizioni è il nemico da cui siamo costantemente attratti, da cui vogliamo fuggire ma non ci è possibile, perché sta lì, in profondità, immobile : è il 'sottosuolo'. Credo che nessuno più di Dostoevskij sia riuscito a coniare un termine così adatto a descrivere quello status dove emergono tutti quei fantasmi recalcitranti, ma del quale non vogliamo privarci, perché nessuno può mettervi le mani, è irrevocabilmente nostro.

Probabilmente egli non avrebbe mai immaginato come questa breve opera, a metà tra il saggio e il romanzo, potesse avere un impatto cosi forte da dare vita, come afferma Moravia, alla 'carriera del personaggio esistenziale', all'antieroe non più connotato socialmente, ma per il quale ogni vicissitudine scaturisce da motivi prettamente interiori e dal quale ogni impalcatura morale viene letteralmente rovesciata. La sua influenza fu travolgente.

Robert De Niro in una scena di ‘Taxi Driver’, 1976

Dal grido di frustrazione del Munch

all'impotenza kafkiana, passando per il

paranoico tassista di Scorsese fino al

terremoto Grunge degli anni novanta, questa figura così meschina riuscì a far sentire la propria eco fino ai giorni nostri attraverso ogni ambito artistico-letterario, grazie all'aver saputo portare all'esasperazione quella dimensione occulta in cui si annidano tutte le

nevrosi dell’esistenza. Una figura che

preferisce il rifiuto alla protesta, non riconoscendosi nell'aberrante società dei suoi tempi, tutta improntata al contrario verso circoscritti formalismi etici ed alla quale lancia la sfida del 2x2 = 5, dell'irrazionalità che si manifesta come forma di negazione, di annullamento totale. Del resto lo stesso protagonista non ha un nome, è 'Io' (e non dovrebbe sorprenderci : che bisogno avrebbe di un nome chi non ha necessità di essere chiamato?). E' l' 'Io' terribile, odioso che ognuno nasconde dietro alle sue maschere, che non può e non vuole vedere la luce, perché necessita unicamente di annegare nelle sue contraddizioni, di esser lasciato libero di sfogarsi, cosa non concessagli nei freddi meccanismi del mondo esterno.


E' l'Io per cui non esiste più un bene e un male, per cui è fonte di piacere persino deridere chi sente ulteriormente inferiore alla sua depravata condizione, come nel caso della prostituta Liza.


Nella sua 'altalena tra soffrire e far soffrire', si legge una sorta di masochismo senza mediazioni, un irragionevole bisogno di umiliazione, in risposta ala quell'automa della ragione borghese, illuminata quanto cieca di fronte al crollo morale

che essa stessa stava provocando.


Sera sul viale Karl Johan, E. Munch, 1892

Non ci si deve sorprendere dunque quando notiamo questa sua ostinazione nel voler partecipare al pranzo coi suoi ex-compagni di università, con coloro che nella vita 'ce l'hanno fatta', consapevole in cuor suo che verrà oltraggiato, ma che allo stesso tempo se ne rallegra.

Del resto in lui tutto è stato ribaltato. E' lui

stesso che afferma di trovare un senso di

'ebbrezza' nella sofferenza (addirittura afferma che 'Anche nel mal di denti c'è un'ebbrezza [...] perché se non fosse così, non si inizierebbe neppure a lamentarsi'), perché è li che si insinua il piacere, proprio quando 'tu stesso senti di aver toccato il fondo' per non essere riuscito a diventare nulla, 'né eroe né insetto', forse perché in fondo 'se pure avessi ancora tempo e fede per mutare, ci rinunceresti perché in effetti non c'è niente in cui valga la pena trasformarsi.


- Federico Giulietti

94 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page