“Mi dispiace di aver interrotto un percorso.”
“Il tuo percorso non si è interrotto… Si vede che si era concluso lì.”
Quando mio padre mi disse che saremmo partiti dieci giorni dopo la fine della scuola, più di una volta ho pianto lacrime calde e salate. La partenza avrebbe significato lasciare tutto alle spalle e soprattutto non finire le superiori, cosa che per me è stato davvero difficile da accettare, e lo è anche a distanza di un anno. Non ero pronta. Non lo si è mai per cambiamenti di questa portata… eppure bisogna affrontarli.
Non ho alcun problema ad ammettere che questo anno ha presentato delle sfide che mi hanno costretto a dubitare di me stessa e delle mie capacità più di quanto avessi mai fatto in passato, ma i risultati e i successi che ho ottenuto sono andati ben oltre le mie aspettative, annullando ogni tipo di paragone con la vita che conducevo in Italia.
Al mio arrivo ho visto quanto la realtà fosse cambiata e ho realizzato che adattarmi sarebbe stato impegnativo. L’ostacolo più grande è stata la lingua e il non saper parlare e capire bene mi è stato d’intralcio nelle interazioni con gli altri. Tuttavia, non essendo il mio caso né il primo né l’ultimo, mi sono sentita compresa e capita da chi mi stava intorno. Per un lasso di tempo indefinito mi sono rifiutata di parlare più del necessario, limitandomi a rispondere alle domande, ad ascoltare e ad osservare i miei colleghi a lavoro e i miei coetanei.
L’Inghilterra si è rivelata una terra di opportunità fin da subito, quando, a soli due mesi dal mio arrivo, ho incominciato a lavorare. Ho visto che nessuno si faceva tanti problemi o si poneva tante domande sul mio essere di colore. Questa è una società abituata alla diversità, non solo a quella etnica, ma in qualsiasi modo essa possa manifestarsi. Ho visto persone di colore lavorare in banca, all’aeroporto, negli uffici, nei negozi, nei ristoranti, nelle biblioteche, a scuola, nell’università. Ho visto studenti cercare lavoro, trovare un’occupazione e guadagnare una loro indipendenza economica. Tutto ciò è stato tanto d’ispirazione quanto di guarigione. Non ho percepito nessun senso di divisione o di subordinazione, ma mi sono sentita parte di un "noi" collettivo e alleggerita da un peso che ho portato da sempre.
Al mio arrivo ho sperimentato un forte senso di disorientamento che ha invaso tutti gli aspetti possibili della mia vita. Come ho accennato prima, comunicare non è stato facile: ho dovuto fare i conti con quello che qui chiamano “banter”, con il loro dialetto, il loro parlare veloce e mangiarsi le parole. Ho dovuto imparare ad orientarmi in una città molto più grande, a prendere l’autobus, a sapere i numeri delle tratte, a capire in quale parte della strada è la fermata giusta, ad attraversare guardando prima a destra e poi a sinistra. Ho notato che dovevo acquistare familiarità con piccole cose come queste che ho sempre dato per scontato e per noto. Il desiderio di entrare in possesso della mia nuova realtà spaziale ha spinto i miei piedi a percorrere tutte le strade, i percorsi e i vicoli nei dintorni. Ho imparato nuove scorciatoie e quali sono i collegamenti tra le varie parti del centro. Qui il tempo corre senza badare a chi si lascia alle spalle. È tutto uno snap. A Loreto le mie giornate finivano con la campanella delle 13:00 e si trascinavano lentamente fino alla sera. Tutto accadeva con troppa calma e ritardo. Qui il tempo batte un ritmo veloce, a cui mi sono dovuta adattare subito. Ero abituata ad una certa struttura della mia tipica giornata che ormai non funzionava più, e tra un impegno e l’altro, tra un’attività e l’altra le mie giornate hanno incominciato a concludersi fin troppo tardi. Imparare a sostenere un nuovo ritmo è stato tanto impegnativo quanto entusiasmante, perché lo scopo delle mie giornate non si realizzava solo ed esclusivamente nello studio. Tra tutte le cose che ho ottenuto, la mia indipendenza economica è tra le più care, belle e importanti. È stato un passo grande nella mia crescita e nell’assumere il controllo su questa nuova realtà. Posso aiutare i miei genitori con la spesa quando sono troppo impegnati per farlo, spendere e risparmiare senza gravare sulle loro spalle.
L’inizio di questo nuovo capitolo ha assorbito tutta la mia attenzione e tutta la mia concentrazione, tanto che per un periodo facevo difficoltà a dedicarmi alle mie amicizie più importanti in Italia. Inconsciamente, la mia priorità assoluta era piantare i miei piedi saldamente a terra e avere risposte. Cambiare vita nel giro di un volo d’aereo è travolgente, e poiché è sconfortevole essere un pesce fuor d’acqua, tutto di te ti spinge ad adattarti al più presto, il che diventa il tuo unico focus. Tuttavia, mantenere i rapporti con i miei compagni di classe non sono mai stati oggetto di discussione.
Anche ora, momenti di completo disorientamento si alternano a momenti di puro entusiasmo e positività. Ci sono stati dei giorni in cui mi sono sentita come se il mio unico posto fosse quello con un piede in Inghilterra e un piede in Italia. Ma non si può camminare avanti e guardare indietro.
Ci sono stati dei giorni in cui mi sono sentita di non appartenere a nessuna parte. Dimenticata lì e sconosciuta qui. Per un lungo periodo non sono riuscita a mettere a fuoco le cose, ma riuscire a vedere chiaro è stata una questione di tempo. Il paragone tra i due mondi è costante e costruttivo. È un privilegio avere la possibilità di vedere certe dinamiche da due prospettive diverse, capire che cosa gli altri non capiscono, apprezzare ciò che gli altri non apprezzano, percepire sfumature e tonalità che gli altri non percepiscono, e questo vale per entrambe le realtà. Questo anno è passato tanto velocemente quanto lentamente, e le novità continuano a sbucare da ogni angolo.
Ed è solo l’inizio di un nuovo capitolo.
- Tracy Okundia
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