Vi proponiamo un’ intervista ai “Capabrò”, un gruppo formatosi nel 2014 e diviso tra la zona di Recanati e Jesi, caratterizzato dalla volontà di “fare le cose in maniera seria, ma mai seriosa”, come dichiarato dalla band. Il gruppo ha collezionato ben più di trecento concerti esibendosi in palchi di tutte le dimensioni, portando il loro spettacolo anche fuori dall’Italia, fino in Spagna, e vincendo numerosi contest per band emergenti come l’edizione 2016 di Rock Targato Italia.
Ora lasciamo la parola ai musicisti, buona lettura!
Come avete scelto il nome del vostro gruppo?
Intanto ciao anche a voi, e grazie per l’ospitalità. Il nome del gruppo nasce prendendo e unendo le iniziali dei cognomi dei tre membri fondatori delle band: Carnali, Pantaloni, Bròcani. Pantaloni e Bròcani sono ancora parte del gruppo, rispettivamente batteria e voce, mentre Carnali ha lasciato la band per motivi intimi e religiosi. Ovviamente con l’arrivo di Alessandro Corvatta avremmo dovuto cambiare nome in CoPaBrò, ma faceva schifo. E quindi abbiamo tenuto il vecchio nome.
C’è stato un preciso momento in cui avete deciso di dedicarvi definitivamente alla musica?
Sì, è stato il momento in cui i ragazzi del Caffè Leopardi ci hanno chiesto di fare un’intervista per loro. Da lì abbiamo capito che potevamo, anzi, dovevamo dedicarci solo ed esclusivamente a questo nella vita: fare interviste, non alla musica, ovviamente.
Ricordate il vostro primo concerto insieme?
Il 14 giugno 2014 è la data della prima esibizione pubblica dei CaPaBrò. Aprivamo il concerto dei mitici Tre Allegri Ragazzi Morti che, dopo averci conosciuti, decisero che forse era meglio non tornare più a suonare dalle parti di Ancona. Il primo concerto, invece, di noi tre insieme (Diego, Giorgio, Ale) è stato al Marla di Perugia nel 2017.
Ci sono degli artisti che hanno influenzato la vostra musica? Quali?
Siamo affascinati dalla performing art oltre che dalla musica in senso stretto. Lo stare sul palco come esperienza viva e formativa, necessaria alla crescita di ogni essere umano. Amiamo il teatro e la teatralità. La musica e la musicalità. Amiamo gli Skiantos e la poetica del demenziale, nella sua accezione più seria ma mai seriosa.
Descrivete ”Musicanormale”, il vostro ultimo album, con 3 parole.
Musicale, primo, l’ultimo dei Capabrò.
Avete nuova musica in programma? Quando potremo ascoltarla?
Stiamo lavorando a del nuovo materiale e ci sono nuovi brani in cantiere. Dai, diciamo che tra molto poco magari qualcosa succederà…
Aborto: pro o contro?
Pro.
Qual è un vostro difetto? E un vostro pregio?
Il nostro peggior difetto è l’essere sempre in ritardo, mentre il nostro miglior pregio è l’essere sempre in ritardo: ci fa assumere quell’aria da rockstar maledette che fa impazzire tutto il nostro pubblico, in particolar modo quello femminile.
Detto tra noi, chi è il più talentuoso? E il più permaloso? Il più ritardatario?
Detto tra noi allora rispondiamo con un tris: Diego, Diego, Diego (ma sull’ultima siamo appunto bravi tutti e tre).
Come vedete il futuro del settore musicale in un periodo così difficile?
Sono decenni che per la musica è un brutto periodo. Da quando siamo arrivati anche noi, ci ha confessato più volte di aver tentato il suicidio, ma siamo sicuri che con l’ottimo psichiatra che le abbiamo consigliato potrà risollevarsi e ricominciare ad apprezzare la vita.
Cosa consigliate agli artisti emergenti che vorrebbero intraprendere questo percorso?
Prendete noi. Non vi basta? Allora prendete pure i Maneskin.
Fateci un ultimo saluto utilizzando una frase di una vostra canzone.
Io ti guardo, tu mi guardi, è vero amore: Caffè Leopardi.
Bene, vi ringraziamo e vi facciamo un grande in bocca al lupo per il futuro!
E’ stato un piacere rispondere alle domande per voi, vi vogliamo bene!
A cura di Giorgia Cervellini
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