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Immagine del redattoreCaffè Leopardi

Sic mundus creatus est

Aggiornamento: 3 lug 2019

Se l'ultima volta abbiamo parlato (io e le mie 29 personalità) di una stagione finale scritta male, quella di Game of Thrones, oggi torniamo sempre nel mondo delle serie TV, ma con quello che è, a mio avviso, un miracolo della scrittura: Dark.

La Germania approda nel 2017 su Netflix con un prodotto del tutto inusuale: mentre l'Italia si lancia sul sicuro con una serie sulla mafia e la Francia si getta sugli intrighi politici, i cari crucchi decidono di lasciare a casa i cani poliziotto e prendere il La dalla filosofia nietzschiana, dal fascino dell'eterno ritorno.

La sinossi della serie aveva erroneamente condotto i più scettici ad etichettarla come uno Stranger Things del vecchio continente : in una cittadina tedesca, Winden, avviene la misteriosa scomparsa di un ragazzo e da lì in poi inizieranno a verificarsi strani fenomeni in paese; ora metteteci una centrale nucleare, torce malfunzionanti ed un impermeabile giallo e tac, la confusione è fatta.

Se Dark fosse solo questo non mi sarei consumata le mani nel corso dei 18 episodi che compongono le due stagioni, perché prima che ad un prodotto televisivo siamo davanti ad un percorso che porta lo spettatore a riflettere circa la sua sorte, la sua missione, la sua libertà, risvegliando le paure più intestine che nascono da quelle domande circa l'esistenza a cui nessuno ha mai avuto il coraggio di dare risposta.

Come reagiremmo se improvvisamente le nostre vite fossero private del prima e del dopo, del tempo, delle consequenzialità? E se scoprissimo di essere solo delle pedine mosse da una forza altra e che quindi ogni nostra azione è inevitabile e tende ad un ultimo momento, che non è altro che l'inizio di un circolo infinito? Tutto ciò non può che portare ad un enorme confusione, smarrimento, un'emicrania martellante che vi accompagnerà nel vostro percorso al fianco di Jonas, Ulrich, Mikkael e gli altri protagonisti.

Il mondo dipinto da Baran bo Odar e Jantje Friese, creatori della serie, è freddo, cupo, inquieto, basato su una fotografia glaciale, spenta, di tinte grigie rotte solo dall'impermeabile giallo di uno dei personaggi principali, tali immagini scorrono sulle note di una colonna sonora viscerale (andatevi subito a sentire la sigla Goodbye degli Apparat e capirete cosa intendo).

Quindi ricapitolando sceneggiatura dalla geometria perfetta, fotografia e colonna sonora splendide, regia meglio pure, ma almeno un difetto lo avrà 'sta serie? Magari gli attori cani? VE PIACEREBBE?! E invece no, la recitazione è altrettanto buona e la scelta del cast è davvero eccezionale, e non posso starvene a spiegare il motivo (sarebbe spoiler), ma se vi fidate di me ed andate a vedere la serie capirete.

Dark vi entra nel cuore, nell'anima, nel cervello ed è bellissimo così, anche se fa male, anche se vi toglie il sonno, è un'esperienza da fare, un viaggio giù verso l'abisso e poi su verso la salvezza, ma non quella dei personaggi, bensì la vostra, la nostra.

FIDATEVI.

Guardatela.

Il tempo vi è accanto.


- Diletta Diomedi

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