Chernobyl è veramente ciò che pensiamo, a 33 anni dal disastro?
Per chi non lo sapesse, il disastro di Černobyl è avvenuto il 26 aprile 1986, a causa di gravi mancanze del personale combinate a problemi dell’impianto stesso, riguardanti soprattutto la sua gestione. Una nuvola di materiale radioattivo è fuoriuscita dal reattore ed è ricaduta sulle aree che circondano la centrale, che in seguito sono state pesantemente contaminate e rese inabitabili.
Se oggi, a distanza di 33 anni, pensassimo a questa zona, sicuramente immagineremmo un luogo disabitato, trascurato e probabilmente arido. Magari dentro casa ci saranno ancora i vecchi ricordi che le famiglie vi hanno lasciato. Quadri, foto e mobili rovinati dal tempo e dalla trascuratezza di questo luogo.
E se non fosse così?
La natura ci ricorda sempre che è più potente di noi. Ce lo dimostra con i terremoti che distruggono - sfortunatamente - le nostre certezze e con gli tsunami, che inondano e stravolgono i nostri destini.
Essa, ancora una volta, sottolinea l’impotenza e l’inutilità dell’uomo, che dopo aver rovinato e abbandonato questo luogo remoto della terra, non è più capace di tornarvici. Magari potrà farlo come visitatore, nei limiti della sicurezza, ma sicuramente non come suo abitante permanente.
Il gesto più estremo che la natura ha compiuto è stato quello di escluderci da Chernobyl. Le nostre idee su come possa essere ridotto al giorno d’oggi questo posto, abbandonato a se stesso, però, sono stravolte dalla realtà, che non tutti sanno.
Dopo che 50mila abitanti sono scappati da lì, la natura del luogo ha ripreso la sua fermezza, di fatto, riprendendosi.
Pian piano le radici degli alberi hanno continuato a moltiplicarsi nelle vie neglette, crescendo spontanee e fiere. E come loro diversi animali. Dunque, Chernobyl e Pripyat posseggono oggi una delle oasi naturali più ricche di biodiversità del pianeta.
Concludo inducendovi un pensiero: per quanto la tecnologia abbia spinto l’uomo ad una vita più sana e duratura, al tempo stesso la vita è resa più difficile al di fuori di questa bolla di innovazione. Ciò è un bene o un male?
- Martina Roma
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