Con l’anniversario del lockdown ormai alle spalle è ora di finire la torta e rimettere nei cassetti i capellini da festa. Chiediamoci, quindi, quali sono e quali saranno le conseguenze a lungo termine per giovani e bambini a seguito di questa esperienza?
Bisogna innanzitutto chiarire che un evento del genere non ha precedenti nella nostra storia, non abbiamo esempi edificanti di come una generazione di giovani sia uscita da un’epidemia di queste proporzioni. Con questa premessa scoraggiante entriamo nel cuore della questione, affrontando i pochi dati disponibili delle altrettanto sparute ricerche compiute nel rischioso ambito psichiatrico, in seguito ci lasceremo andare a qualche riflessione non autorizzata.
La sindrome Hikikomori è individuata in un paziente che si isola dalla società esterna, rinchiudendosi spesso nella sua camera da letto, senza mostrare alcun interesse apparente verso ciò che avviene al di fuori delle mura domestiche. Il fenomeno ha avuto inizio in una società in crescita vertiginosa e competitiva come quella giapponese degli anni Ottanta e da quel momento in poi è anche stata contestata come patologia in sé.
Senza perderci nella diagnostica dobbiamo riconoscere che negli ultimi mesi tutti noi abbiamo condiviso almeno in parte questa particolare esperienza, spesso confusa con disturbi depressivi o schizofrenia. La routine è cambiata in modo drastico nell’arco di pochi giorni, senza poter garantire a nessuno di adattarsi, i cambiamenti sono stati a volte poco invasivi, come la mascherina, in altri casi hanno cambiato totalmente il nostro modo di affrontare una giornata. La prima cosa che si fa la mattina dopo una colazione mediocre è sedersi di fronte ad uno schermo, dove dei compagni a cristalli liquidi osservano senza empatia una decina di teche dove altrettante coppie di occhi vitrei sembrano ricambiare.
La dr.ssa Mauro commenta di fronte al senato: “La pandemia che stiamo vivendo ha determinato un brusco cambiamento nell’ambiente dell’apprendimento, e le limitate interazioni e attività sociali hanno generato una situazione insolita per lo sviluppo di bambini e adolescenti.” Il comunicato numero 192, datato al 16 giugno, del ministero della salute recita nella sua prima riga: “Disturbi del sonno, attacchi d’ansia, aumento dell’irritabilità. Sono i sintomi più frequenti di cui hanno sofferto le bambine, i bambini e gli adolescenti nel nostro Paese durante l’isolamento a casa per l’emergenza coronavirus.” Lo studio è stato effettuato dall’Irccs Giannina Gaslini di Genova sotto la guida del neurologo Lino Nobili, sono stati presi in considerazione 6800 soggetti, provenienti principalmente dal Nord Italia, dove pare che la DAD abbia raggiunto la sua massima “efficienza”.
I giovani sembrano però capacissimi di star “zitti e buoni”, si sono adattati ad una nuova realtà più grigia di quella che avevano prima, pazienza, non è forse l’ennesimo rospo che devono ingoiare?
In attesa che voci più autorevoli si facciano sentire, l’invito è attendere. Attenda chi farà la maturità quest’anno ed entrerà in un sistema universitario confuso e sonnecchioso, o in un mondo del lavoro arido e incattivito. Attenda chi ha fatto l’esame di terza media e si ritrova in una scuola superiore demoralizzata e stanca. Attenda chi ha fatto la maturità l’anno scorso e si sente in un limbo dantesco, non ha finito il liceo ma non ha nemmeno cominciato l’università. L’importante è non abituarsi, non restare zitti e buoni, ora più che mai l’insofferenza, la rabbia, la delusione dell’adolescenza vanno incanalate in un’energia ricostruttiva capace di riparare i rapporti di una società in macerie. Dove siamo tutti noi? Forse sul monte che il marinaio di Itaca poté solo avvistare.
Stiamo uscendo da questa terrena tragedia, abbiamo superato la metà, siamo in cima al Purgatorio e guardiamo i balletti su TikTok.
Leonardo Cini
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