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Immagine del redattoreCaffè Leopardi

Discorsi di crisi

Una valutazione secca e diretta degli interventi dei principali personaggi politici italiani.

 

«Questo Governo finisce qui»; così si stava concludendo il discorso di Conte pronunciato a Palazzo Madama nel pomeriggio del 20 Agosto 2019, circa 14 mesi dopo l’inizio di questo Governo detto “del cambiamento”.

Discorso che a tratti poteva sembrare ispirarsi alle Catilinarie di Cicerone pronunciate contro Catilina che, similmente al capo del Carroccio, aveva tra gli obiettivi quello di far cadere il Governo, anacronisticamente parlando. Ma se il primo intendeva ricorrere alle armi, il secondo, Salvini, ha potuto ricorrere solo ad una mozione di sfiducia nei confronti del Governo Conte. Mossa quasi ridicola, poiché ritirata lo stesso 20 Agosto, qualche ora dopo aver pronunciato la propria risposta e aver chiesto al popolo italiano i pieni poteri.

Una risposta stentata che ha potuto servirsi solo di poche carte per difendersi dall’antologia dei fallimenti istituzionali che Conte stava portando all’attenzione dei i Senatori: cominciava con «Rifarei tutto» per poi imboccare vie di stucchevole vittimismo (platealmente smascherato dagli altri Onorevoli) e di fittizia sicurezza di sé, giustificando le sue azioni dicendo di averle fatte in nome del popolo italiano, quasi come un neo San Sebastiano.

Come in uno dei suoi comizi cercava il plauso, non la comprensione. Forse ancora convinto che l’Immacolato Cuore di Maria e la storiella del sacrificio per la Patria tenga conficcato l’amo nella bocca degli italiani: ma mentre lui impugnava ancora e persino in Senato il suo rosario, dalla OpenArms sbarcavano i veri martiri.

Ma poco può il Ministro dell’Interno nei confronti del Presidente del Consiglio che, non solo dal punto di vista retorico, con argomentazioni, fatti, declamazione dei valori e regole, ma anche da quello istituzionale, ha tirato le somme di un Governo che zoppicava dal principio. Non si trattava di un attacco politico ad personam contro Salvini o Di Maio, ma di un attacco a delle linee anticostituzionali, ideologiche e condotte morali assai lontane da quelle regole che Conte elencava nella sua perorazione.

Tuttavia, se il Presidente del Consiglio fosse rimasto neutrale di fronte la vicenda, avrebbe assistito al corso della mozione di sfiducia contro il suo Governo forse passivamente, mentre firmando le sue dimissioni ha preso una posizione significativa. Così facendo ha favorito in un certo senso la pericolosa mossa di Salvini, degenerata nel ritiro della mozione e nella caduta del Governo del Cambiamento.

È innegabile però che Conte, durante questi mesi, abbia fatto ben poco per dare direzione e dialettica al Governo rappresentato dal GialloVerde. Insomma, svegliarsi nel momento in cui si è consci della propria caduta può solo peggiorare lo schianto o attutirlo: Conte lo ha attutito senza infamia e senza lode.

Le soluzioni che si prospettano, concluse le consultazioni, sono 4, 3 probabili e 1 improbabile: un Governo Elettorale, uno M5S-PD o uno tecnico; mentre quello improbabile è il ritorno GialloVerde. Tutte prospettive che riservano i loro problemi e le loro difficoltà, alcune già sperimentate e altre ancora nuove, come il PD affianco al M5S.

Questa crisi, agli occhi di molti, potrebbe rappresentare l’ennesima incapacità statale di dare un aiuto ai cittadini, di dare senso allo Stato stesso e alle Istituzioni e di essere efficienti a livello politico. Tutto vero e condivisibile. Tuttavia questa crisi permette di ragionare anche sul fatto che le spinte autoritarie, una xenofobia a volte latente e a volte manifesta, una dubbia moralità, un conflitto con le Istituzioni Europee e molte altre questioni che caratterizzano, nel bene e nel male, questo momento storico, sono ancora in grado di scuotere gli animi di persone che ancora credono in princìpi e valori fuori dal tempo.

L’esperimento di Lega e Movimento 5 Stelle si conclude qua e ora prenderanno derive diverse. Erano movimenti sorti come risposta alla richiesta di cambiamento da parte del popolo, in due differenti visioni politiche e diversi ideali e perciò con un’Italia profondamente scissa.

Forse si è concluso qualcosa di rivoluzionario, ma niente impedisce che ne nasca qualcosa di migliore.


-Francesco Sbaffo

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