Nelle Marche, e in particolare nella provincia di Macerata, la crescita dello sport è netta.
Ma i dati rivelano anche una qualità non all’altezza.
Quella di Macerata è la terza provincia in Italia per numero di società sportive dilettantistiche, ed è addirittura la prima per numero di società sul territorio.
È ciò che emerge dai numeri riportati su “Il Sole 24 Ore” dal professor Gianni Menicatti, ideatore e responsabile dell’unica banca dati a livello nazionale che rilevi l’indice di sportività. Questo indice viene definito dal Gruppo CLAS, di cui il professore fa parte, come un insieme di “numerosi aspetti dello sport: la diffusione in termini di tesserati e società sportive, i risultati agonistici conseguiti (...) e una serie di elementi che relazionano lo sport con la realtà economica e sociale dei singoli territori”.
Dai dati riportati nell’articolo risulta quindi che, a livello strettamente quantitativo, il territorio
maceratese sia tra le provincie italiane più sportive, con un ottimo settimo posto in classifica
generale per indice di sportività. Sembra poi che ci sia dell’impegno da parte delle amministrazioni locali per la crescita del settore: il primo posto per quanto riguarda la “Formazione dello sport”, infatti, testimonierebbe l’attenzione a ciò che sarà.
Ma la fretta rischia di danneggiare il movimento sportivo maceratese con conseguenze a lungo termine. Per fretta si intende l’insieme di interventi amministrativi frenetici ed inutili che hanno successo, ma solo nel breve periodo. Guardando l’altra faccia della medaglia notiamo, infatti, che solo la pallavolo riesce a tenere un livello qualitativo alto nella nostra zona; i tesseramenti agonistici sono in calo, così come tutti quegli indicatori che testimoniano il livello qualitativo, e non quantitativo, dello sport nel territorio. In merito, si possono citare l’82° posto per ori olimpici a Rio e la totale assenza di società calcistiche in serie A, B o C, come numerosi altri dati, tutti presenti nell’articolo del “Sole 24 Ore”. Ciò che si deduce, comunque, è che la voglia di crescere subito sta diventando causa di una decrescita tecnica. Ed a patirne le conseguenze è tutto il movimento sportivo, poiché nulla vi avvicina i giovani quanto un atleta d’élite proveniente dal loro stesso territorio. Tanti saluti, quindi, ai pur pregevoli sforzi fatti alla voce “Formazione dello sport”: non valgono nulla senza programmazione. A che pro? Come mai si punta tanto su numeri esorbitanti dal peso specifico così basso? È facilmente intuibile, sempre attraverso i dati: negli anni, all’impennata in classifica alla voce “Amatori” è corrisposta una crescita altrettanto brusca del binomio “Sport e Turismo”. A gioirne sono gli organizzatori di eventi, strutture alberghiere e negozi specializzati che vedono aumentare i propri utili nel breve periodo.
Il fattore economico non può essere certo trascurato, in quanto strettamente legato agli
investimenti che sarà possibile fare in futuro. Tuttavia, è da evidenziare come, negli ultimi anni, la scelta delle amministrazioni locali sia stata netta ed inequivocabile: quantità e profitti subito piuttosto che qualità tramite investimenti a lungo termine.
Oltretutto, non si possono trascurare le potenziali entrate economiche di ritorno che una
valorizzazione qualitativa dello sport garantirebbe. Farlo significa non avere a cuore il tema, e denota scarsa ambizione: accontentarsi del poco denaro immediato ci lascerà a galleggiare nella mediocrità per molto tempo.
La crescita per ora c’è, e non si può che apprezzarla; evidenziarne le contraddizioni rimane, in ogni caso, doveroso.
- Riccardo Fasano
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