Il Downburst del 9 luglio 2019
“Tutta la verità sul riscaldamento globale, a prova di negazionisti”
“Maltempo nelle Marche, spiagge devastate. Un morto a Osimo”
Quale titolo ti attira di più? Quale link apriresti per primo su internet? E perché proprio il secondo?
Perché l’uomo è una creatura egocentrica. Per quanto ci sforziamo di non essere egoisti e di pensare a persone e generazioni lontane da noi, solo quando un problema ci tocca nella nostra quotidianità ci sentiamo realmente chiamati in causa.
Il fatto è che dovremmo sentirci coinvolti in prima persona anche dal primo articolo, e realizzare che il secondo non ne è altro che la conseguenza.
Martedì 9 luglio 2019, la nostra estate calda e afosa, ogni anno sempre di più, è stata interrotta da una tempesta di pioggia e vento che ha devastato spiagge, bloccato strade, sradicato alberi, causato allagamenti e incidenti stradali, danni alle macchine ed il dramma di un uomo morto ad Osimo per infarto. Le zone più colpite sono state Ancona e la Vallesina, ma anche Pesaro, la costa fanese e le spiagge di Numana e Sirolo. La prima stima indicativa dei danni pubblici e privati, inserita solo dal Comune di Sirolo nella procedura regionale, ammonta a 2.320.000€ circa. Il Sindaco di Sirolo Filippo Moschella ha richiesto un rapido riconoscimento dello stato di emergenza già poche ore dopo la tromba d’aria.
Le raffiche di vento hanno raggiunto i 150 km /h e sono ancora in corso i lavori per il recupero dell’amianto proveniente dai tetti di alcuni capannoni, e dei tronchi e rami ai lati delle strade.
Gli esperti spiegano che si è trattato del fenomeno del Downburst, colonna d’aria fredda che esce da una nube temporalesca e da più di 6 chilometri di altezza e raggiunge il suolo a grande velocità, causando nubifragi e grandine. Spesso il Downburst è più pericoloso di un tornado e l’allerta meteo continua in Piemonte, Lombardia, Trento, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Marche.
Ogni qualvolta che accadono eventi come questi, c’è chi riconduce tutto ad una tropicalizzazione dell’Italia, a causa dell’innalzamento delle temperature. Insomma, sembra che il surriscaldamento globale sia tutt’altro che solo una pagina di Wikipedia, o un documentario di DiCaprio: è qualcosa che sta riguardando in prima persona noi ed il nostro Paese. Come afferma Luca Mercalli, noto meteorologo italiano, la Pianura Padana non aveva mai toccato i 40° e lo ha fatto superandoli per la prima volta nel 2003, causando ben 20.000 morti in Italia; i ghiacciai sulle Alpi si stanno sciogliendo e il livello marino sta aumentando mettendo a rischio il Delta del Po e una delle nostre maggiori attrazioni turistiche, Venezia.
Pur essendo agli sgoccioli però, invertire rotta non è così facile. L’economia odierna infatti è basata quasi totalmente sui combustibili fossili: petrolio e carbone sono ormai fonte di guadagno per la maggior parte delle lobby e grandi imprese mondiali. In passato è sempre stata attuata da parte dei media una politica di educazione individuale per l’ambiente (fare la raccolta differenziata, usare oggetti biodegradabili, ecc...), ma ormai questo non basta. Ci si dovrebbe spostare a livello internazionale sulle energie rinnovabili, ma purtroppo chi detiene l’utilizzo delle fonti energetiche non è per niente interessato a preoccuparsi dell’ambiente, o almeno non tanto quanto del proprio portafoglio. Soprattutto in America, ma anche in Europa, le lobby che sostengono i combustibili fossili sono le stesse che finanziano le campagne elettorali dei politici al potere; per esempio quella del presidente Trump, il quale, appena arrivato alla casa Bianca, ha deciso di ritirare gli USA dal patto di Parigi sul riscaldamento globale e di ignorare tutte le norme ambientali adottate negli anni. Intanto Miami beach, in Florida, è vittima dell’innalzamento del livello marino e sta cercando di risolvere il problema con l’innalzamento delle strade e con l’uso di pompe, tutto a spese dei cittadini.
Ma quindi, c’è una soluzione a tutto questo? Sì.
Una è quella proposta da Elon Musk e le sue gigafactory. Secondo l’imprenditore queste sarebbero grandi centrali di energia solare e ne basterebbero solo 100 per alimentare l’intero pianeta. Se questo avvenisse però, lasceremmo il monopolio dell’energia in mano ad un unico uomo. Da entrambe le fazioni quindi, gli interessi monetari impediscono l’attuazione di un’efficace risposta al problema.
Quest’anno abbiamo assistito a un’importante protesta per l’ambiente, quella avviata da Greta Thunberg, ma nonostante la ragazzina abbia avuto successo in tutta Europa, anche lei, dopo essere diventata virale tra i social, è andata nel dimenticatoio. Uno sciopero degli studenti non è abbastanza forte, non può essere considerato un vero “attacco” allo stato; a dover scioperare dovrebbero essere infatti i lavoratori dei Paesi, coloro che sono veramente lo scheletro dell’economia. Questi però, come è comprensibile, preferiscono non rischiare il lavoro per una causa che potrebbe essere già persa in partenza.
Ma quindi, cosa possiamo fare noi? Purtroppo, anche se non suona molto ottimista, nel nostro piccolo ormai c’è poco da fare. Tuttavia far sentire la propria voce come Greta, ma non per voglia di attenzione sui social, bensì in maniera efficace e organizzata, con obiettivi concreti e precisi, sembra l’unica opzione.
Molti marchigiani che prima lamentavano l’eccessiva ed insostenibile siccità di questa stagione 2019, ora scoraggiati guardano la propria macchina abbozzata, il semaforo davanti casa piegato, gli alberi crollati nel proprio giardino.
Un evento sfortunato, che ha mandato in crisi molte delle attività della nostra costiera, causando frustrazione e smarrimento dei lavoratori. Ce la prendiamo con la sfortuna, con il caso, con la natura che, noncurante delle nostre piccole esistenze ancora una volta ci ha mostrato la sua potenza. Quello che nessuno dice è che quel “fato” con cui ce la stiamo prendendo siamo noi, e lo siamo stati ormai per più di mezzo secolo.
- Giulia Ciarlantini & Lorenzo Ciarlantini
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